In cosa consiste la valutazione del rischio cardiovascolare totale?

La RISPOSTA selezionata
è ERRATA

La stima del rischio cardiovascolare totale esprime l’effetto combinato di numerosi fattori di rischio. Nelle tabelle (o negli score disponibili online) devono essere indicati il sesso, l’età e l'abitudine al fumo. Vanno poi indivuate le celle con i valori di colesterolo e pressione arteriosa più vicine a quelle del soggetto in esame. In questo modo si deduce il valore di rischio.(1)

Numerosi biomarker sono associati ad un aumento del rischio di malattia cardiovascolare, senza tuttavia determinare altre classificazioni del rischio stesso.(1)

Lo screening dei fattori di rischio, compreso il profilo lipidico, dovrebbe essere considerato nei maschi dopo i 40 anni e nelle femmine dopo i 50 anni o dopo la menopausa.(1)

La presenza di alcune comorbidità importanti pone automaticamente un soggetto nella categoria del rischio elevato o molto elevato: una malattia cardiovascolare documentata, un diabete mellito di lunga durata, l’ipercolesterolemia familiare, una nefropatia cronica, la presenza di placche carotidee o femorali, ecc.(1)

La prevenzione della ASCVD dovrebbe essere legata al livello di rischio totale: più alto è il rischio, più impattante deve essere l’intervento.(1)

In cosa consiste la valutazione del rischio cardiovascolare totale?

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è CORRETTA

La stima del rischio cardiovascolare totale esprime l’effetto combinato di numerosi fattori di rischio. Nelle tabelle (o negli score disponibili online) devono essere indicati il sesso, l’età e l'abitudine al fumo. Vanno poi indivuate le celle con i valori di colesterolo e pressione arteriosa più vicine a quelle del soggetto in esame. In questo modo si deduce il valore di rischio.(1)

Numerosi biomarker sono associati ad un aumento del rischio di malattia cardiovascolare, senza tuttavia determinare altre classificazioni del rischio stesso.(1)

Lo screening dei fattori di rischio, compreso il profilo lipidico, dovrebbe essere considerato nei maschi dopo i 40 anni e nelle femmine dopo i 50 anni o dopo la menopausa.(1)

La presenza di alcune comorbidità importanti pone automaticamente un soggetto nella categoria del rischio elevato o molto elevato: una malattia cardiovascolare documentata, un diabete mellito di lunga durata, l’ipercolesterolemia familiare, una nefropatia cronica, la presenza di placche carotidee o femorali, ecc.(1)

La prevenzione della ASCVD dovrebbe essere legata al livello di rischio totale: più alto è il rischio, più impattante deve essere l’intervento.(1)

Quale esame per la valutazione del profilo lipidico è raccomandato per lo screening, la diagnosi e la gestione?

Il colesterolo totale

Il colesterolo LDL

Il colesterolo non-HDL

Quale esame per la valutazione del profilo lipidico è raccomandato per lo screening, la diagnosi e la gestione?

La RISPOSTA selezionata
è ERRATA

La valutazione del colesterolo LDL è l'esame di valutazione del profilo lipidico raccomandato per lo screening, la diagnosi e la gestione dell’ipercolesterolemia, in funzione del rischio cardiovascolare globale.(1)

Il colesterolo totale può essere utilizzato per la stima del rischio nelle carte di valutazione del rischio SCORE.(1)

La misurazione del colesterolo non-HDL è raccomandata per la valutazione del rischio soprattutto in pazienti con trigliceridi elevati, diabete mellito, obesità o con livelli molto bassi di LDL-C.(1)

La presenza di ipercolesterolemia dovrebbe essere confermata da due misurazioni prima di iniziare il trattamento, ad eccezione di condizioni ad alto rischio come la sindrome coronarica acuta, che richiedono un trattamento immediato. Iniziata la terapia ipolipidemizzante, la colesterolemia viene rideterminata ogni 8 (±4) settimane, così come in seguito a ogni correzione del dosaggio farmacologico.

Raggiunto il target colesterolemico desiderato, le misurazioni diventano normalmente annuali.(1)

Quale esame per la valutazione del profilo lipidico è raccomandato per lo screening, la diagnosi e la gestione?

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La valutazione del colesterolo LDL è l'esame di valutazione del profilo lipidico raccomandato per lo screening, la diagnosi e la gestione dell’ipercolesterolemia, in funzione del rischio cardiovascolare globale.(1)

Il colesterolo totale può essere utilizzato per la stima del rischio nelle carte di valutazione del rischio SCORE.(1)

La misurazione del colesterolo non-HDL è raccomandata per la valutazione del rischio soprattutto in pazienti con trigliceridi elevati, diabete mellito, obesità o con livelli molto bassi di LDL-C.(1)

La presenza di ipercolesterolemia dovrebbe essere confermata da due misurazioni prima di iniziare il trattamento, ad eccezione di condizioni ad alto rischio come la sindrome coronarica acuta, che richiedono un trattamento immediato. Iniziata la terapia ipolipidemizzante, la colesterolemia viene rideterminata ogni 8 (±4) settimane, così come in seguito a ogni correzione del dosaggio farmacologico.

Raggiunto il target colesterolemico desiderato, le misurazioni diventano normalmente annuali.(1)

Quale parametro o condizione è principalmente ininfluente sulla strategia d'intervento farmacologico?

Il rischio cardiovascolare totale

I livelli basali di LDL-C

La condizione di prevenzione primaria o secondaria

Quale parametro o condizione è principalmente ininfluente sulla strategia d'intervento farmacologico?

La RISPOSTA selezionata
è ERRATA

Il rischio totale è la probabilità di un evento cardiovascolare in un decennio. Questo rischio è compreso tra <1% e >10%. Il rischio può anche assumere valori diversi, in base all’età dei soggetti, alla presenza di comorbilità e al tempo di esposizione ad un’elevata colesterolemia.(1)

I livelli basali di LDL-C considerati nelle strategie d’intervento sono compresi tra -55 mg/dl e >190 mg/dl.(1)

L’approccio graduale, basato sui livelli di LDL-C e sul rischio cardiovascolare totale è derivato dall’evidenza di molteplici metanalisi e studi randomizzati e controllati, soprattutto in prevenzione primaria. Queste evidenze mostrano che la riduzione assoluta di LDL-C determina una proporzionale riduzione del rischio di malattia vascolare aterosclerotica e di eventi cardiovascolari.(1)

Da notare che la diminuzione assoluta di LDL-C ottenuta da un farmaco specifico dipende solo dai livelli basali di LDL-C. Maggiore è la riduzione di LDL-C, più grande è la riduzione assoluta del rischio.(1)

Quale parametro o condizione è principalmente ininfluente sulla strategia d'intervento farmacologico?

La RISPOSTA selezionata
è CORRETTA

Il rischio totale è la probabilità di un evento cardiovascolare in un decennio. Questo rischio è compreso tra <1% e >10%. Il rischio può anche assumere valori diversi, in base all’età dei soggetti, alla presenza di comorbilità e al tempo di esposizione ad un’elevata colesterolemia.(1)

I livelli basali di LDL-C considerati nelle strategie d’intervento sono compresi tra -55 mg/dl e >190 mg/dl.(1)

L’approccio graduale, basato sui livelli di LDL-C e sul rischio cardiovascolare totale è derivato dall’evidenza di molteplici metanalisi e studi randomizzati e controllati, soprattutto in prevenzione primaria. Queste evidenze mostrano che la riduzione assoluta di LDL-C determina una proporzionale riduzione del rischio di malattia vascolare aterosclerotica e di eventi cardiovascolari.(1)

Da notare che la diminuzione assoluta di LDL-C ottenuta da un farmaco specifico dipende solo dai livelli basali di LDL-C. Maggiore è la riduzione di LDL-C, più grande è la riduzione assoluta del rischio.(1)

Quali sono gli obiettivi del trattamento per portare il LDL-C a target?

Dimezzare il LDL-C in tutti i soggetti

Scendere sotto i 100 mg/dl di LDL-C in tutti i casi

Raggiungere livelli di LDL-C determinati in base al rischio cardiovascolare dei singoli soggetti

Quale parametro o condizione è principalmente ininfluente sulla strategia d'intervento farmacologico?

La RISPOSTA selezionata
è ERRATA

Gli obiettivi del trattamento ipocolesterolemizzante risultano ben definiti dalla categoria di rischio cardiovascolare del paziente:(1)

  • nei soggetti a rischio molto alto, in prevenzione primaria o secondaria, è necessario un regime terapeutico in grado di ridurre il LDL-C a meno di 55 mg/dl, con una diminuzione di almeno il 50% dai valori basali, attraverso una terapia statinica ad alta intensità;(1)
  • anche nei soggetti ad alto rischio si richiede un dimezzamento dei livelli plasmatici di LDL-C, con l’obiettivo di scendere sotto i 70 mg/dl(1)
  • il target nei soggetti a rischio moderato è scendere sotto i 100 mg/dl;(1)
  • in caso di basso rischio, l’obiettivo LDL-C è rimanere sotto i 116 mg/dl.(1)

I pazienti con rischio cardiovascolare alto o molto alto sono spesso molto lontani dal target della colesterolemia desiderata: è quindi necessario ridurre il LDL-C di almeno il 50% rispetto ai livelli basali.(1)

Se il paziente è già in trattamento, i suoi livelli basali possono essere stimati in base al tipo di farmaco/i assunto/i. Non sono noti effetti dannosi dovuti a riduzione a livelli anche molto bassi di LDL-C mediante la statina ad alta potenza e intensità.(1)

Quale parametro o condizione è principalmente ininfluente sulla strategia d'intervento farmacologico?

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è CORRETTA

Gli obiettivi del trattamento ipocolesterolemizzante risultano ben definiti dalla categoria di rischio cardiovascolare del paziente:(1)

  • nei soggetti a rischio molto alto, in prevenzione primaria o secondaria, è necessario un regime terapeutico in grado di ridurre il LDL-C a meno di 55 mg/dl, con una diminuzione di almeno il 50% dai valori basali, attraverso una terapia statinica ad alta intensità;(1)
  • anche nei soggetti ad alto rischio si richiede un dimezzamento dei livelli plasmatici di LDL-C, con l’obiettivo di scendere sotto i 70 mg/dl(1)
  • il target nei soggetti a rischio moderato è scendere sotto i 100 mg/dl;(1)
  • in caso di basso rischio, l’obiettivo LDL-C è rimanere sotto i 116 mg/dl.(1)

I pazienti con rischio cardiovascolare alto o molto alto sono spesso molto lontani dal target della colesterolemia desiderata: è quindi necessario ridurre il LDL-C di almeno il 50% rispetto ai livelli basali.(1)

Se il paziente è già in trattamento, i suoi livelli basali possono essere stimati in base al tipo di farmaco/i assunto/i. Non sono noti effetti dannosi dovuti a riduzione a livelli anche molto bassi di LDL-C mediante la statina ad alta potenza e intensità.(1)

In quale sequenza vanno aggiunti altri trattamenti alla monoterapia statinica intensa?

Ezetimibe e poi inibitore di PCSK9

PCSK9 e poi ezetimibe

Indifferentemente ezetimibe o PCSK9

In quale sequenza vanno aggiunti altri trattamenti alla monoterapia statinica intensa?

La RISPOSTA selezionata
è ERRATA

Un regime ad alta intensità prevede una dose di statina in grado di ridurre il LDL-C di oltre il 50%. Se tale riduzione non centra l’obiettivo, alla dose massima della statina si aggiunge ezetimibe.(1) 

Inibendo l’assorbimento intestinale di colesterolo, ezetimibe riduce l’apporto di colesterolo al fegato, che reagisce aumentado l’espressione di recettori per le LDL, che eliminano ulteriormente il colesterolo circolante (riduzione del 21-27%).(1)

Gli inibitori della proteina di membrana PCSK9, che controlla i recettori epatici LDL, sono anticorpi monoclonali che aiutano a ridurre ulteriormente i livelli di LDL-C.(1) 

In combinazione con la statina ad alta intensità, gli inibitori PCSK9 sono in grado di ridurre il LDL-C del 46-73% in più rispetto a placebo e del 30% in più rispetto ad ezetimibe. Questo si traduce in un decremento del 15-20% del rischio di eventi.(1)

In quale sequenza vanno aggiunti altri trattamenti alla monoterapia statinica intensa?

La RISPOSTA selezionata
è CORRETTA

Un regime ad alta intensità prevede una dose di statina in grado di ridurre il LDL-C di oltre il 50%. Se tale riduzione non centra l’obiettivo, alla dose massima della statina si aggiunge ezetimibe.(1) 

Inibendo l’assorbimento intestinale di colesterolo, ezetimibe riduce l’apporto di colesterolo al fegato, che reagisce aumentado l’espressione di recettori per le LDL, che eliminano ulteriormente il colesterolo circolante (riduzione del 21-27%).(1)

Gli inibitori della proteina di membrana PCSK9, che controlla i recettori epatici LDL, sono anticorpi monoclonali che aiutano a ridurre ulteriormente i livelli di LDL-C.(1) 

In combinazione con la statina ad alta intensità, gli inibitori PCSK9 sono in grado di ridurre il LDL-C del 46-73% in più rispetto a placebo e del 30% in più rispetto ad ezetimibe. Questo si traduce in un decremento del 15-20% del rischio di eventi.(1)